Nardò, Flai e Cgil scrivono a Cancellieri: «Irresponsabile il gesto del prefetto»

ROMA – «Siamo semplicemente esterrefatti per le affermazioni e le indicazioni operative contenute nella lettera che il prefetto di Lecce ha scritto a proposito della gestione del mercato stagionale di Nardò. Affermare che a causa della crisi economica non ci sarà bisogno quest’anno di manodopera per la raccolta è semplicemente non veritiero, perché le colture ci sono, la raccolta è già cominciata e ci sono già presenze di lavoratori stagionali».

Lo si legge in una lettera inviata al ministro Cancellieri da Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil e Stefania Crogi, segretaria generale della Flai, il sindacato alimentaristi della Cgil.

Il caso è relativo alla lettera che il prefetto di Lecce ha inviato alla Regione Puglia a proposito del lavoro stagionale degli immigrati. Secondo il prefetto non sarebbe infatti necessario organizzare strutture di accoglienza per questi lavoratori, lasciandoli quindi «sparsi e spersi nelle campagne nelle mani dei caporali». Così, dopo le esperienze positive dello scorso anno, «stoppare senza opportunità di replica quel percorso virtuoso è veramente incomprensibile e rischia di qualificarsi come un grave atto di irresponsabilità».

Di seguito il testo della lettera:

Illustrissima Ministra,
apprendiamo dalla nostra struttura CGIL di Lecce di una comunicazione del Prefetto della stessa provincia alle istituzioni locali di cui riportiamo il tenore: “Con riferimento alle problematiche in oggetto evidenziate, si rappresenta che, secondo quanto appreso dalle associazioni datoriali e, da ultimo, dal Presidente della Coldiretti, presente ad un incontro svoltosi il 18 maggio u.s., presso la Provincia di Lecce, promosso su richiesta della scrivente per la verifica di possibili percorsi utili a determinare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro nello specifico settore, il fabbisogno di manodopera stagionale per la raccolta delle produzioni agricole ha subito, quest’anno, una fortissima contrazione a seguito della crisi in atto. Pertanto, non dovrebbero porsi, per la stagione 2012, le esigenze che avevano determinato, negli anni passati, una alta presenza di manodopera stagionale nell’area agricola di Nardò e che avevano portato l’amministrazione comunale, con la collaborazione della Provincia di Lecce, all’allestimento del campo presso la locale Masseria Boncuri. Peraltro, un afflusso di manodopera non giustificato dalle cennate esigenze, potrebbe dare luogo al ripetersi di situazioni analoghe a quelle verificatesi nei mesi di luglio e agosto del 2011, per cui sarebbe opportuno che venissero attivate, al più presto, idonee forme di comunicazione dirette a scongiurare l’arrivo spontaneo di numerosi lavoratori stagionali che non sarà possibile impiegare.
Tanto si rassegna per le valutazioni di competenza, restando a disposizione per tutto quanto attiene all’attività propria di questo Ufficio”. Siamo semplicemente esterrefatti per le affermazioni e le indicazioni operative contenute in questa missiva. Affermare che a causa della crisi economica, quest’anno non c’è bisogno di manodopera per la raccolta è semplicemente non veritiero, perché le colture ci sono, la raccolta è già cominciata e ci sono già presenze di lavoratori stagionali. Quello che manca è proprio una struttura di accoglienza, senza la quale si ritorna ad un fenomeno, del tutto fuori controllo, di condizioni vergognose di lavoratori sparsi e spersi nelle campagne nelle mani dei caporali. Mentre l’esperienza fatta lo scorso anno con la “Masseria Boncuri” aveva significato un percorso virtuoso intrapreso dalle istituzioni e dal sindacato di miglioramento delle condizioni dei lavoratori ed aveva consentito anche alle forze dell’ordine di smascherare alcuni responsabili di questa rete di caporali e sfruttatori. Tutte le parti sociali ed istituzionali hanno sottoscritto un protocollo che consente di riprendere il controllo legale e sociale del mercato del lavoro stagionale, per la gestione del quale è fondamentale l’approntamento di una struttura di accoglienza e quindi ci saremmo aspettati un intervento migliorativo sulla “Masseria Boncuri” sia in termini di prevenzione, d’organizzazione e sulla qualità del servizio. Stoppare senza opportunità di replica questo percorso virtuoso è veramente incomprensibile e rischia di qualificarsi come un grave atto di irresponsabilità. Chiediamo che il Ministro dell’Interno faccia una valutazione del caso e promuova un incontro collegiale di tutti i soggetti sociali e istituzionali coinvolti per riconsiderare la questione.

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