Mentre rallenta notevolmente l’esodo verso i vicini Rwanda e Uganda, rimane alto il numero delle persone sfollate a causa dei combattimenti all’interno della provincia di North Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC).
In base a quanto riferisce il personale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) attivo nella provincia, la maggior parte degli spostamenti forzati di popolazione si sta verificando nel territorio di Rutshuru, a nord della capitale provinciale Goma.
Tra il 10 e il 20 maggio un’organizzazione non governativa locale partner dell’UNHCR ha registrato oltre 40.000 sfollati nei settori Jomba e Bwesa.
Si tratta delle ultime cifre disponibili, ma lo staff sul terreno dell’UNHCR riferisce che sabato scorso si sono verificati combattimenti nell’area di Runyonyi, nel sud del territorio di Rutshuru, tra forze governative e soldati ribelli fedeli all’ex comandante ribelle Bosco Ntaganda. Gli scontri sarebbero cessati a partire da domenica.
L’UNHCR e altre importanti organizzazioni umanitarie, tra cui il Programma Alimentare Mondiale (PAM), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), hanno in programma di avviare la distribuzione di cibo, farmaci e altri aiuti alla popolazione sfollata, che per la maggior parte ha trovato alloggio in edifici scolastici e chiese. Altri sono stati accolti presso famiglie. Le condizioni generali sono difficili e alcuni sfollati hanno riferito casi di estorsione, lavoro forzato, reclutamento forzato di minori e pestaggi ad opera di uomini armati.
Nel vicino Rwanda continuano ad arrivare persone provenienti dal North Kivu attraverso la frontiera di Goma-Gisenyi, ma in misura molto minore rispetto all’inizio dell’ultima crisi risalente alla fine del mese di aprile. L’ufficio UNHCR in Ruanda resta comunque in elevato stato di allerta a causa dei continui combattimenti a cavallo del confine.
In media 150-200 persone attraversano la frontiera ogni giorno e, fino a domenica sera, 9.421 congolesi registrati si trovavano nel centro di transito di Nkamira, a 20 chilometri dal confine. Circa 510 sono rimpatriati volontariamente, tra cui studenti che hanno deciso di rientrare nel proprio paese per sostenere gli esami di fine anno.
L’UNHCR continua a fornire assistenza nell’affollato centro in Ruanda, mentre prosegue il progetto per costruire un nuovo campo per rifugiati nel sud del paese. La fornitura di alloggi e il miglioramento delle condizioni di salute restano prioritarie nellazione dell’Agenzia. A Nkamira, attraverso l’agenzia partner African Humanitarian Action, l’UNHCR gestisce una clinica che tuttavia deve affrontare il problema della scarsità di farmaci essenziali.
Anche la situazione al confine tra RDC e Uganda si è fatta più tranquilla. I combattimenti, riferisce lo staff UNHCR sul terreno, si sono spostati lontano dalla frontiera, nel distretto di Kisoro nel sud-ovest dell’Uganda e all’interno del territorio di Rutshuru. La scorsa settimana l’UNHCR e la polizia ugandese hanno trasferito persone a distanza di sicurezza dal posto di frontiera di Bunagana verso il centro di transito di Nyakabande, 20 chilometri più all’interno, dove sono state registrate.
Dall’11 maggio, quando migliaia di persone hanno attraversato il confine per fuggire dai vicini combattimenti in RDC, circa 11.261 persone sono state registrate a Nyakabande. Fino a domenica scorsa quasi tutti coloro che si erano accampati spontaneamente a Bunagana sono stati trasferiti nel centro di transito. Molti di loro, tuttavia, continuano ad attraversare la frontiera e a tornare indietro per verificare la situazione nei propri villaggi.
L’UNHCR continua nelle operazioni di trasferimento da Nyakabande verso un nuovo insediamento per rifugiati a Rwamwanja, 370 chilometri più a nord, che attualmente accoglie 7.552 persone. L’ufficio dell’Agenzia in Uganda si sta intanto preparando per un intervento d’emergenza a favore di 30.000 persone.