Chi l’avrebbe mai creduto che mentre a Bruxelles si continua a discutere di Fondo salva stati o del default della Grecia e di sue possibili ripercussioni nei paesi a rischio, il Vaticano entrasse a gamba tesa
nell’economia internazionale presentando un proprio documento.
Ed eccolo il documento “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”, la Santa Sede, in concreto, invoca la creazione di un’autorità politica mondiale capace di assicurare un governo globale alla luce della sempre maggiore interconnessione economica e sociale tra i Paesi e le regioni del mondo.
Una proposta non del tutto nuova ma avanzata originariamente nell’enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII e fatta propria da Benedetto XVI nella sua recente Caritas in veritate del luglio 2009.
Per Roma: “Se non si pone un rimedio alle varie forme di ingiustizia, gli effetti negativi che ne deriveranno sul piano sociale, politico ed economico saranno destinati a generare un clima di crescente ostilità e perfino di violenza, sino a minare le stesse basi delle istituzioni democratiche”
Un avvertimento senza mezzi termini ed una dura condanna a forme di neo imperialismo di accaparramento a tutti i costi delle risorse.
Il clero fa sapere che nessuno può rassegnarsi a vedere l’uomo vivere come ‘un lupo per l’altro uomo‘, così come nella concezione evidenziata da Hobbes. Nessuno, in tutta coscienza, può accettare lo sviluppo di alcuni Paesi a scapito di altri.